13. set, 2013

Testo preso da VIDEOHIFI

Open Journal di Luciano Noseda

Amore mio

Passa il tempo, stranamente si inizia a non ricordare cose avvenute recentemente e senza che ci si renda conto del perché, riaffiorano ricordi lontani, anzi lontanissimi. Non starò diventando, come mia nonna che raccontava cose del passato e non si ricordava di spegnere il gas!? Accipicchia sto invecchiando?

Galactron mk120 una Icona

Il tempo era brutto, pioveva e nonostante fosse maggio, l'umidità ti entrava nelle ossa. Io, comunque, non mi preoccupavo minimamente e continuavo la mia passeggiata pomeridiana dopo la scuola, cazzeggiando a destra e a manca in quel di Como pur di non tornare a casa per fare i soliti compiti e studiare...

Solitamente, in questo mio peregrinare senza meta,  ero solo e stavo bene così, perché potevo fermarmi dove e quando volevo, senza rendere conto a nessuno.

Bene, in questa giornata, pessima come clima, ma meravigliosa per quello che mi sarebbe successo, trovai, ad un certo punto, riparo dalla pioggia in una galleria di un palazzo in via Milano. Era un passaggio sotto questo palazzo che lo attraversava da una strada, appunto via Milano, ad un'altra.

Qui, molti anni fa, primi anni settanta, c'era un negozio enorme, che occupava tutta la galleria, a destra era pieno di elettrodomestici e a sinistra era pieno di....

HI FI . Forse era il più grande rivenditore hifi di Como.

Io lo conoscevo bene, ma, quel giorno in vetrina trovai, non i soliti apparecchi più o meno belli che erano oggetto delle mia curiosità, ma l'Amore, con la A maiuscola, e non esagero, perché da allora la passione infuocata per l'Alta Fedeltà e la musica mi pervase completamente. Ebbene si, in vetrina erano esposti alcuni modelli di un costruttore che già allora era famoso, ma che io non avevo ancora potuto vedere dal vivo. Il marchio ben visibile e inconfondibile, da quel giorno mi si stampò nel cuore, Galactron.

Meraviglia, allora era semplicemente meraviglia per apparecchi non solo ben suonanti, come avrei potuto accertarmene negli anni seguenti, ma anche Stupendi esteticamente. Rompevano ogni schema fino ad allora seguito dalla maggioranza di produttori hifi. Erano apparecchiature marziane, beautiful.

Col naso attaccato alla vetrina di quel negozio in via Milano, ci sono stato parecchio, ad osservare, a sognare, a sperare che un giorno avrei potuto possedere una meraviglia come l'MK16 o l'MK160 o il 120 o l'MK10 o il 100.

Tutti, sono riuscito a possedere tanti anni dopo. Che grande emozione poterli toccare e usare, lo dissi anche al grande Lojodice, Ideatore del fantascientifico design Galactron, incontrato ad un Top Audio anni dopo.

Quella pila di apparecchi, uno sull'altro, in quella vetrina, mi rimarrà come un flash nella mente e nel cuore in eterno.

Anni dopo, in quella galleria in via Milano, andavo tutti i giorni, pigliavo un bel caffè al bar di fianco e dopo con calma ma con enorme passione entravo in negozio, si, proprio quel negozio. Mi avevano assunto, vendevo Alta Fedeltà.

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13. set, 2013

Testo preso da VIDEOHIFI

Open Journal di Luciano Noseda

Pensieri e parole

La musica mi ha accompagnato per buona parte della vita ed è tuttora presente nelle mie giornate, non mi abbandona mai. Nelle giornate uggiose, come quella passata oggi, se non avessi il conforto della mia amata radio che spara musica a ripetizione, sarei una persona tristissima.

Due LP storici. Nursery Cryme e Atom Earth Mother

Tutto é iniziato nel 1970, un anno pesante per chi andava a scuola, si fa per dire, ma una annata speciale per la discografia in generale.

Il Progressive era già in pista e con Pink Floyd, Genesis, King Crimson si andava alla grande. Io, povero pistorello di quindici anni, non avevo manco gli occhi per piangere, figuriamoci se potevo permettermi un Long Playing e tantomeno un misero impianto per ascoltarlo.

La fame, a volte, ti aguzza l'ingegno e con un'idea leonardesca mi ritrovai a lavorare con mio padre quell'estate del '70 per raggranellare i soldi del mio futuro primo impianto.

Magnifica idea, non certo dal punto di vista "vacanze", che erano clamorosamente saltate e neanche dal punto di vista fisico perchè ogni sera arrivavo dal "lavoretto", diciamo, stroncato, non essendo molto abituato ad usare le braccia.

Ma tutto passa, e alla fine si arriva all'ambito premio.

Stupendo! Ero riuscito a farmi un mini gruzzoletto, da spendere in musica ed in hifi, insomma hifi o qualcosa di simile!

Alla fine dell'estate, con i soldi in tasca, andai in pellegrinaggio nei diversi negozi hifi della mia città e, dopo lunghe ricerche, riuscii a scovare il giradischi e l'amplificatore meno costosi in assoluto.

Il giradischi era un ELAC con testina magnetica, che già era un successo perchè altrimenti dovevo prendere una testina per conto mio e magari ceramica, dati i costi. Purtroppo c'era l'inghippo, perchè il giradischi costava poco ma era senza mobile. Una scatola di polistirolo fece da mobile con mio immenso piacere.

L'amplificatore era intero, non gli mancava nulla, aveva anche l'ingresso phono. La marca non era prestigiosa, non credo figurasse sull'annuario di Suono!

Era comunque italiano e si chiamava Milan, be', insomma, aveva anche 10 watt RMS di uscita per canale.

Mi sembrava un "mostro" di fedeltà, e dire che avevo le orecchie molto buone, allora.

L'impianto era nato, cavetti poco costosi, ubicazione fetente, ma era nato.

Mancava la musica. Anche questo aspetto mi portò via un bel po' di tempo.

Ero combattuto, mi piacevano due copertine, anche perché non sapevo minimamente di chi fossero quei dischi, allora. Una copertina rappresentava delle mucche al pascolo ed era molto bucolica,  l'altra copertina che aveva attirato la mia attenzione, era stranissima, rappresentava una bambina, vestita in modo molto vittoriano che giocava a croquet, stranissima. Infine, comprai due LP, dal titolo Nursery Cryme e Atom Earth Mather.

Anni e anni dopo, avevo sugli scaffali della libreria i miei adorati primi LP, insieme a tanti altri, diciamo tutti i dischi dei Genesis e dei Pink Floyd e altri ancora, sempre pronti per un attento ascolto.

Si però, c'è un però: non ascolto più quell'impianto, che nostalgicamente ogni tanto mi ricordo con affetto e un pizzico di malinconia. Quel giradischi sulla scatola di polistirolo e quel'amplificatore dal nome calcistico, Bei tempi...

 

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13. set, 2013

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Open Journal di Luciano Noseda

Il suono riflesso

Tanti anni fa, ho posseduto una coppia di Allison Two. Erano dure come sassi, per tirargli fuori la loro vera anima bisognava avere a disposizione dai 100 ai 200 Watt RMS (cioè veri!). Avevo allora un SAE e poi uno Sepectro Acoustic, con loro le"bambine" suonavano molto bene...

Le mie adorate Allison One

Poi, le cose cambiano. Ho cambiato piu impianti che pantaloni... e le Allison Two sono finite chissà dove.

Una trentina di anni dopo vedo un annuncio su internet, era nascosto, quasi invisibile, ma al nome Allison mi si sono rizzate le orecchie, e avevo ragione, vendevano una coppia di Allison ONE a Fregene, c'era anche la foto, sembravano in buone condizioni e venivano vendute a cinquecento euro.

"Mamma, solo cinquecento euro!", era una cifra bassa per come si presentavano le casse, mi chiedevo se anche gli altoparlanti fossero in buono stato. Non potevo stare fermo e farmi passare sotto gli occhi quell'affare, anche perché, nonostante gli anni passati, mi ricordavo, con amore, il bel suono delle mie Allison Two.

Ci sono cose nella vita che si fanno senza pensare a nulla ma solo sotto l'influsso adrenalinico della passione.

Dopo una breve telefonata ero già in macchina e stavo prendendo l'autostrada per Roma.

Fortunatamente era sabato, con due giorni a disposizione per il ritiro a mano! Viaggio piacevole con la mia dolce metà che, sopportando di tutto, mi aveva prestato anche la sua auto. Dopo un bel po' di ore arrivammo giusti giusti in loco, il GPS aveva fatto il miracolo e ci aveva portato esattamente nella pineta di Fregene davanti al cancello di una bella villa, il proprietario era lì ad aspettare. Ci fu una breve presentazione, io ero eccitato come un caprone e sudavo anche sulle dita!

Senza tanti convenevoli ero già arrivato alla contrattazione finale, non vedevo l'ora di mettermi in macchina le casse. Riuscii ad avere anche due woofer di ricambio e dei piedistalli in acciaio per separare le Allison da terra, con delle punte coniche.

Magnifico, mentre caricavo le casse in macchina, aiutato da un uomo di fatica del proprietario, primo infortunio! Un dito mi entra nella copertura, molto delicata delle Allison, buchino, va be' dopo rimedierò. Saluti veloci e ripartenza, altri 700 chilometri e a casa.

Non vi dico portare al secondo piano le casse, un dramma, senza ascensore, con il rischio quasi avvenuto di far ruzzolare il tutto.

Finalmente erano entrate in casa, le Allison One. Il giorno dopo ero in coma ma, da buon fanatico, attaccai immediatamente le casse al mio impianto per sentire con estrema calma, cosa che non avevo fatto il giorno prima. Due clavicembali, le Allison erano e sono due clavicembali. Che immensa soddisfazione, che senso di piacere infinito. Sono proprio, scusate per la parola, un fottuto maniaco dell'hifi!!!

Ma non tutto era finito, come nei film del terrore, dove il mostro non muore mai, così le mie adorate casse non avevano mai pace. Solo poco tempo dopo ho dovuto cambiare due midrenge perché leggermente rumorosi, e sì che li ho trovati! Per ultimo, spero, ho riconato i quattro woofer.

Ora posso finalmente godermi il suono "riflesso" delle mie amate Allison One. E non è poco.

 

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13. set, 2013

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Open Journal di Luciano Noseda

L'Altoparlante con la "A" maiuscola

Da piccolo, quando mio nonno accendeva il suo impianto, rigorosamente mono perché allora non esisteva ancora il sistema stereo per l'ascolto con due casse, la mia prima esclamazione, quando vedevo quel cassone con le lucine accese, era, indicando con il ditino, "autoparlante!!!". Mio nonno con estrema calma e la sua rassicurante mano sulla mia spalla, mi correggeva dicendo, risoluto " altoparlante Luciano, alto non auto".

Altoparlante ALTEC 604-8G

Sono passati tanti anni da quando, dicevo candidamente "autoparlane" e non me ne vergogno. Quanti ne ho provati e ascoltati, di altoparlanti. Ho cercato di arrivare alla perfezione dell'ascolto con casse autocostruite o casse comprate. Non è affatto  semplice sentire bene la propria musica, ogni volta si possono sgretolare le certezze di un ascolto, prima positivo con sensazioni piacevoli e poi con altoparlanti diversi, completamente negativo.

Un giorno, poi, sono riuscito per puro caso a venire in possesso di una coppia di altoparlanti, mai sentiti e mai visti prima. La loro provenienza e la loro marca, erano sicuramente un buon biglietto da visita. La costruzione poi non lasciava dubbi, con un peso di circa diciotto chili ad altoparlante.

Gli Altec sono altoparlanti che non costruiscono più, pesanti, indistruttibili, ed anche sottoposti a segnali "maligni" di qualche amplificatore non blasonato difficilmente possono essere distrutti. Nello specifico il modello in mio possesso, il 604-8G é formato da un woofer avente diametro 38 cm e un tweeter  posto al centro del woofer stesso.

Ero pieno di dubbi su questi due monumenti del suono, ma tutto svanì al primo ascolto. Mi servirono un paio di giorni per sistemare i due coni nelle casse da me costruite anni prima e mai usate a dovere, per via del loro suono che non mi aveva mai convinto al cento per cento. Il litraggio era perfetto e il foro da 38 cm era già esistente. Con pazienza ma senza grande difficoltà riuscii a sistemare il tutto, compreso il Crossover a 12 db per ottava con taglio a 1500 hz.

Pronto all'ascolto con una leggera diffidenza provai vari generi musicali, uno dopo l'altro passavano cd e lp per testare semplicemente a orecchio questi due altoparlanti così mastodontici e nello stesso tempo, così dolci, sensibili, coerenti, pieni di fascino.

Ho trovato l'altra metà della mia mela (parlando naturalmente di un ascolto della musica, per me, ideale). Sono grandemente soddisfatto e mi avvicino ai miei adorati dischi e cd con ancora più gusto, sapendo di poter sentire tutto quello che nel disco o nel cd é inciso.

In conclusione, volevo sottolineare il fatto che, dopo anni di spese piu o meno folli nel campo audio, sono riuscito ad avere la pace dei sensi, o almeno di un senso, con pochi euro, forse tanta fortuna ma sicuramente una enorme Costanza. Auguro a tutti gli audiofili, amanti della musica, di scovare prima o poi degli Altec 604-8G e di poterli ascoltare.

Magari per alcuni non sono il massimo in assoluto, ma vi garantisco che sono molto vicini ad essere Altoparlanti con la"A" maiuscola.

Buona musica a tutti.

 
 
 
 
 
 
13. set, 2013

Testo preso da VIDEOHIFI

Open Journal di Luciano Noseda

Un'incrollabile certezza

Ci sono delle cose nella vita che, volenti o nolenti, ci portiamo dietro e ci aiutano, in momenti anche difficili a superare problemi più o meno grandi, con la loro sola presenza. Insomma, senza voler troppo filosofeggiare, e parlando sempre e solo del mio impianto, da buon maniaco hifi, volevo introdurre il mio Revox B77.

Registratore a bobine B77

È iniziato tanto tempo fa, l'amore per un apparecchio hifi, che in sostanza non ho mai usato moltissimo, ma ho sempre amato moltissimo.

Non ricordo sinceramente quando il Revox B 77, un bellissimo registratore a bobine, forse la massima espressione di questo tipo di apparecchi, sia entrato a far parte del mio impianto in maniera definitiva.

La cosa stupefacente, per me,è che, nonostante io abbia cambiato tantissimi apparati hifi nella mia vita, l'unico pezzo che costantemente fa la sua presenza nella sala di ascolto, è il Revox.

Ogni tanto lo ascolto, lo faccio girare, avanti, indietro, registro, controllo che tutto vada bene, mi è capitato di sostituire cinghiette  varie, lampadine, pulire circuiti interni, potenziometri, lo uso in registrazioni da disco o da CD, valuto la pulizia delle testine e ogni tanto le pulisco con cottonfioc e alcool, e talvolta le smagnetizzo con il mio apposito apparecchio, comprato per questa specifica funzione.

Lo tratto come una mamma può accudire il suo bambino (pazzo!!!), ma non lo uso per il motivo per cui è stato costruito, cioè registrare e risentire dei brani di musica, dalla radio o da un disco, no, non sia mai!

Mi sono accorto con il passare degli anni che il mio amato Revox, più che un registratore era diventato per me, una sorta di " Monumento", una sicurezza duratura e inrimovibile nella mia esistenza.

Pur non usandolo, era sempre, ed è ancora, oggetto delle mie attenzioni maniacali, quasi fosse un talismano, un porta fortuna, e forse il mio registratore a bobine lo è veramente, almeno e quello che amo pensare.

Tutto nel mio personale impianto hifi, ho sostituito, al di fuori del Revox B77, mi piace vederlo sul mobile, sempre allo stesso posto, una sorta di "faro", che rende le notti più tempestose della mia vita, meno pericolose, con la sua luce mi guida e in definitiva mi aiuta, dandomi quella sicurezza che, probabilmente, gli deriva dalla sua storia, un apparecchio senza tempo, dell'Alta fedeltà, con la "A" maiuscola.

Farsi gongolare da queste manie, se da una parte può renderti pesante e noioso, con alcune persone, che non apprezzano i tuoi discorsi, a volte sconclusionati e logorroici, su quel tipo di suono, o quel maledetto fruscio, di quel o quel l'altro ampli o finale, di quei medio alti troppo presenti o di un basso troppo lungo!

Dall'altra parte, ti accompagnano e ti regalano una dolce spensieratezza, che aiuta la propria esistenza.

Evviva il Revox e buona musica a tutti.

 

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